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  • Ariel Shimona Edith Besozzi

Siamo decisi a riscattare la vergogna e il terrore del mondo?


Sono trascorsi diversi giorni dall'attentato di Nizza, purtroppo nel frattempo ne sono accaduti altri, d'istinto quel giorno ho scritto il brano che segue, ho poi deciso di non pubblicarlo perché sentivo che tutto quello che poteva essere detto era già stato detto. Ed ogni giorno che passa mi rendo conto che effettivamente è così, abbiamo già detto tutto, è tutto talmente palese. Eppure continua ad accadere, continua ad accadere che siamo ancora qui a confrontarci con l'inazione sostanziale. Con prese di parola da parte di “istituzioni islamiche”, anche nel nostro paese, che dovrebbero produrre una reazione immediata ed univoca ed invece si traducono nell'ennesimo talk show. Allora preferisco espormi con le mie parole piuttosto che lasciare che qualcun altro lo faccia al posto mio.

Mi sveglio, intuisco lo splendore di questa fresca mattina di luglio, il primo pensiero è per il dolore che ancora non mi abbandona dall'infortunio, un senso di frustrazione e di rabbia per l'immobilità cui anche questa giornata mi costringerà, il secondo pensiero, più realistico, va a chi ha problemi ben più grandi e non si lamenta ed allora mi rendo conto che davvero la vita è meravigliosa e devo essere comunque grata. Guardo il telefono e mi raggiungono le immagini dell'attentato terroristico a Nizza. Ho visto, purtroppo, molte volte le scene che seguono un attentato, i corpi straziati senza vita, il sangue, le carrozzine vuote... ma ogni volta le lacrime mi riempiono gli occhi ed il nodo resta nella gola, non si scioglie nonostante il pianto. E' un pianto di dolore e di rabbia, è qualcosa di viscerale che potrebbe forse sciogliersi se mi consentissi di urlare, di agire impulsivamente come l'istinto chiede. Ma non lo faccio, non l'ho fatto mai. Ciò che mi ha sempre distinto da loro è la capacità di tradurre rabbia e frustrazione e dolore in parole ed azioni di vita, non in morte.

Quello che comprendo, quello che purtroppo Israele ha compreso fin dalla sua nascita, è che nello sforzo di tradurre in parole ed azioni vivificanti occorre tenere in mano un'arma, occorre dotare le proprie figlie ed i propri figli della capacità di utilizzare armi, ma non solo, anche della capacità di una solidarietà profonda che si determina quando ti rendi conto che per sopravvivere, per vivere puoi contare soltanto sui tuoi compagni, sul tuo popolo. Questo accade in Israele da molti decenni, sotto lo sguardo indifferente e spesso accusatorio dell'occidente.

Il terrorismo non è nato ieri sera e purtroppo non morirà con l'episodio di ieri sera, il terrorismo è nato molto tempo fa, non mi interessa neppure decidere dove e quando e perché, ciò che mi interessa dire qui oggi, dopo l'ennesimo attentato compiuto nel cuore di un momento di serenità e spensieratezza, nel cuore di un momento di vacanza, di respiro è che per fermarlo occorre prima di tutto che l'occidente, in particolare l'europa ma anche gli usa (per fortuna il mandato di obama è in scadenza e speriamo che il prossimo presidente cambi radicalmente la politica internazionale statunitense!), decida che è tempo di combatterlo. Le misure da adottare sono quelle che contraddistinguono uno stato di guerra, quale è quello nel quale ci troviamo.

Ho trascorso gli ultimi giorni a rispondere ad una serie di commenti idioti ad un post di un quotidiano nazionale che ha avuto l'ardire di pubblicare un inserto nel quale vengono spiegate le ragioni d'Israele, non sono nuova a tali attività, ciò che mi addolora è che spesso mi trovo a dover fare discussioni simili a quella che ho fatto sul web con persone a me molto vicine, persone che conosco da moltissimo tempo, alle quali voglio bene. Ciò che purtroppo riscontro ogni volta è l'incapacità di queste persone di ascoltare e valutare e considerare ciò che sta accadendo. Negli anni, purtroppo, tutto ciò che ho sostenuto potesse accadere è accaduto, e nonostante questo, da parte di queste persone c'è come un'incapacità di fare autocritica e scegliere una posizione diversa. Purtroppo, ciò che sta accadendo in europa è frutto delle scelte politiche dei governi europei, che io ritengo personalmente responsabili e complici dei terroristi. Ma ciò che è altrettanto vero è che la popolazione ha votato (non sempre, in italia no, ma comunque molti riescono ad apprezzare renzi!) i propri governi, molti sostengono il comportamento irresponsabile del proprio governo, molti continuano a condannare Israele perché si difende.

Ciò che trovo doloroso è il fatto che, nonostante sia evidente la violenza, l'efferatezza la devastazione portata dal terrorismo islamico molte persone o fanno finta di niente o addirittura ne legittimano le azioni cercando di trovare il modo di “spiegare” tali azioni. Sembra incredibile ma anche di fronte all'evidenza dei fatti che gli attentatori non sono dei poveri ma spesso sono giovani colti e ben integrati, anche di fronte all'evidenza del fatto che ciò che sta accadendo fa parte di un disegno complessivo che ci sta portando sempre più verso un distacco ed un disconoscimento da noi stessi, dalla nostra reciproca umanità, la scelta è quella di non fare, non dire, non reagire.

C'è qualcosa di feroce nell'accostare oggi, il cielo blu e limpido, il clima caldo ma non fastidioso, il vento rinfrescato da impreviste nevicate in montagna, con la strage di Nizza, non solo con quella, con le continue stragi che violentano con la propria ostentazione di ferocia e crudeltà la nostra vita. Un discorso apparentemente estetico, che sembra dire di non volersi misurare con la sofferenza di chi sta altrove rispetto a me, a noi qui in un luogo ed in una natura che si mostra nel suo splendore. Ma non si tratta di questo, si tratta della matrice della bellezza e dello splendore della terra e della negazione di questa, si tratta del fatto che questo splendore, questo agio, questa libertà che noi a stento riusciamo ad abitare è frutto di una storia, di eventi, di scelte. Sia dal punto di vista personale che collettivo, alcune dal mio punto di vista risceglibili altre necessarie di essere modificate con azioni differenti ma, a partire da qualcosa che non può che determinarsi attraverso la mia personale ed inarrestabile voglia di vivere, sempre e comunque con tutto l'impegno, la fatica, il dolore, la gioia che la vita richiede. Quello che mi risulta inaccettabile e che non voglio è che il terrore, l'esigenza di controllare tutto e tutti, il bisogno di azzerare differenze ed identità, continui a manifestarsi qui attraverso questo progressivo e inarrestabile islamismo ed islamizzazione. Sta avvenendo, su due fronti, quello del terrorismo che cerca di controllarci, spaventarci, immobilizzarci, rinchiuderci nelle case sempre più chiuse e fortificate e quello che arriva e pretende di ridefinire ogni abitudine, quello che non si esplicita che si infiltra e che determina una nuova geografia all'interno delle nostre vite, quello che si definisce “vittima nostra” con tutta l'aggressività che la nostra inettitudine ad essere noi stessi lascia avvenire. Un'aggressività subdola e parassita che non desidera mescolarsi, conoscere, crescere avvenire ma che sta gestendo con caparbietà ed impegno una continua comunicazione che avviene ovunque nel mondo e che invita alla violenza, alla conquista, alla sottomissione, all'accaparramento, allo sfruttamento.

Per fermare il terrorismo occorre decidere che non si può dire qualunque cosa all'interno delle moschee, almeno non qui, non nei nostri paesi, occorre decidere di fermare la violenta istigazione che anima il web pieno di continui inviti all'uccisione degli ebrei, dei cristiani, degli infedeli tutti...

Le università sono state prese d'assalto, le falsità vengono vendute come verità assolute e nessuno dice nulla. Non c'è opposizione, non c'è senso di sé, rispetto per gli avi, quei pochi che eroicamente hanno combattuto e fatto la resistenza. Sta avvenendo che l'islam, esattamente come il nazismo ma con una forza d'impatto enormemente più grande per numerosità, diffusione ed opportunità offerta dalla rapidità con cui le informazioni circolano, sta determinando la nostra morte ed i governi europei (e non solo!) tacciono. Complici di questa strategia del terrore e della mistificazione.

Dobbiamo assolutamente reagire, con forza adottando misure drastiche e determinate.

Non possiamo consentirci esitazione ed indifferenza, non ci sono misure di condivisione, non ci sono possibilità differenti da quelle di una condanna risoluta e totale, una reazione decisa.

Ariel Shimona Edith Besozzi

#arielshimonaedithbesozzi #edithbesozzi #Nizza #terrorismo

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